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La ribellione addomesticata


21 Dic , 2024|
| 2024 | Sassi nello stagno

Non sono un grande fruitore del mezzo televisivo. Mi rendo conto tuttavia che a volte questo mio atteggiamento un po’ supponente, ma anche autodifensivo, mi porta mio malgrado a perdermi alcuni dei sintomi della malattia che ci colpisce tutti qui nella colonia: la propaganda di regime. Non vedere i TG generalisti, per esempio, mi illude di potermi tenere fuori da un mondo travisato e manipolatorio, falso e ricattato, che invece è, sussiste, ci condiziona e che deve essere invece conosciuto e stigmatizzato.

E così qualche giorno fa mi sono imbattuto nel nuovo siparietto pubblicitario di Trenitalia e sono trasalito. Vi riporto il testo:

“I veri ribelli oggi rispettano le regole, non si muovono soli contro tutti, ma uniti, per il bene di tutti. Cambiare il mondo per loro significa pensare al pianeta; sono giovani di tutte le età e i pregiudizi li abbattono ancora. […] i veri ribelli oggi scelgono di muoversi in sintonia con i tempi.”

Colonna sonora: “Rebel rebel” di David Bowie.

I messaggi veicolati da questo capolavoro mediatico sono molti: il primo è la semplice pubblicità ai treni regionali di Trenitalia, e va bene; gli altri sono tutti messaggi di pura manipolazione dell’opinione pubblica: l’attenzione all’ecologia (di per se cosa lodevole, ma che si incarna inevitabilmente nella farsa green di matrice liberal e tecnocratica, tanto cara al disegno complessivo di revisione economica e sociale angloamericano), poi il contrasto ai “pregiudizi” (anche qui con una declinazione ipocrita e  strumentale); ma la parte più importante, il cuore della missiva è l’insegnamento intorno al postulato ossimorico della Fine della ribellione, ovvero che oggi non è più dato ribellarsi, che lo spazio per la ribellione è controllato ed è solo quello che viene deciso altrove. In altre parole, il messaggio che deve passare è che se qualcuno ha proprio la necessità di sentirsi un ribelle, deve sapere che oggi è autorizzato a farlo solo attraverso un percorso controllato, che rispetti le regole, gli spazi e gli argomenti prestabiliti; come accade con le mobilitazioni “politicamente corrette” benedette da presidi e “tollerate” dal Ministero (dove chi partecipa non risulta assente a scuola), oppure con le manifestazioni antifasciste del mondo neodem, dove però ti insegano loro cosa sia il fascismo, dopo aver foraggiato politiche belliciste, tagli al welfare e logica tecnocratica.

La manipolazione sociale non ha più alcun ritegno o vergogna, si fa manifesta limpida e orgogliosa portatrice di un messaggio reazionario; utilizza schemi, linguaggio e comunicazione storicamente appartenenti alla parte del popolo nemica di chi tira le fila della propaganda, ma in modo ruffiano, patinato e rassicurante.

Del popolo dei ribelli sporchi che ha attraversato la storia degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, cui sembrano riferirsi gli autori, che era fatto di una materia composta di fame, sangue e sudore, speranza e visione di un futuro prossimo da lasciare ai figli, ma soprattutto di una cultura profondissima plasmata nelle Università e nelle fabbriche, nei confronti pubblici, e negli scontri nelle piazze e che si manifestava come epifenomeno anche nella cultura popolare, nel costume e nell’arte, di quel popolo, scientificamente distrutto nella conoscenza, nella socialità e nella speranza, non è rimasto niente; . . . se non la fame.

Rebel rebel . . . (povero Bowie!)

Di:

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