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La sconfitta dell’Occidente

Le democrazie liberali sono davvero in crisi? Quali sono le cause profonde che alimentano il declino delle società occidentali? E soprattutto: può una comunità prosperare senza credenze condivise, senza un orizzonte collettivo che dia significato e coerenza al vivere sociale?
Queste sono le domande che rimangono in mente dopo la lettura dell’ultimo lavoro di Emmanuel Todd, antropologo e storico francese noto per aver previsto il crollo dell’URSS nel 1976 a soli 25 anni[1]. Todd è tornato alle stampe con una nuova provocazione: l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, è avviato verso un declino irreversibile, non solo geopolitico, ma soprattutto culturale e morale.
In “La sconfitta dell’Occidente”[2] la principale e più superficiale tesi è semplice: Todd prevede che la guerra in Ucraina sarà il punto di svolta che accelererà la decomposizione del blocco occidentale.
A mio parere non è tanto tale previsione a rendere il libro prezioso, quanto l’analisi delle cause profonde dietro questa disfatta. Secondo l’autore è la società occidentale nel suo complesso ad essere “ammalata” e la radice di questa malattia viene da lontano.
Alle radici della crisi: la mancanza di senso
La vera crisi dell’Occidente, secondo Todd, non è mera conseguenza dei mutamenti geopolitici in atto, ma provocata da un declino culturale, morale e soprattutto spirituale.
Alla radice di questo declino vi è l’abbandono di credenze condivise, un tempo fornite da religioni o ideologie, che ha lasciato un vuoto morale, identificato da Todd nel concetto di nichilismo, un “germe” capace di disgregare il tessuto sociale e rendere le società incapaci di affrontare sfide collettive.
Seguendo le intuizioni di Max Weber,[3] Todd identifica nel protestantesimo[4] il nucleo formativo dell’identità occidentale e del suo sviluppo capitalistico.
Il protestantesimo, secondo l’autore, con la sua enfasi sull’alfabetizzazione e sull’accesso diretto del singolo alle Scritture, ha contribuito a formare una massa istruita, una forza lavoro efficiente e a instillare senso di sacrificio e curiosità intellettuale che hanno portato allo sviluppo di istituzioni democratiche.
Tuttavia, la secolarizzazione, e l’abbandono più o meno conscio di tradizioni e credenze condivise –il cristianesimo o le grandi narrazioni ideologiche del XX secolo – ha lasciato un vuoto di senso che pesa come un macigno.
Questa perdita di un significato collettivo, il pensare lo Stato come una massa di individui isolati, rende possibile un’estrema polarizzazione della società. Le élite accademiche e culturali delle attuali democrazie liberali, generalmente con un livello più alto di istruzione, sono completamente distaccate dal resto della popolazione, spesso percepita (se non palesemente almeno inconsciamente) come inferiore, non razionale, “da guidare”, o (peggio) da sfruttare. Questa polarizzazione mina le basi della democrazia, promuovendo una stratificazione sociale sempre più netta, dove chi detiene il potere economico e culturale non riconosce più il valore degli altri o le idee e credenze del “popolo” (da qui l’accezione prettamente negativa di populismo).
L’idea di Todd è che le democrazie occidentali dovrebbero ormai essere considerate oligarchie liberali, dove è garantita la difesa dei diritti individuali a discapito della reale partecipazione delle masse al potere.
Sono quindi la divisione sociale e il nichilismo imperante a determinare per Todd il declino dell’Occidente. Dopotutto, senza una visione comune, chi è disposto a sacrificarsi per la società, per la Nazione, o persino per il prossimo?
Si può credere in niente?
La riflessione di Todd porta a porsi una domanda fondamentale: può un uomo, o un’intera società, vivere felicemente senza credere in nulla?
Dopo “la morte di Dio” annunciata da Nietzsche[5], molti hanno sperato che l’umanità potesse emanciparsi da ogni tipo di tradizione o credenza (anche ideologica, non solo strettamente religiosa) in modo indolore, trovando senso in una razionalità secolare.
Ma la storia recente sembra dimostrare il contrario, come pare voglia avvertirci lo stesso Todd: una società senza una visione collettiva, senza credenze condivise, rischia di trasformarsi in una moltitudine di individui isolati, indifferenti l’uno all’altro.
Il parallelo più calzante, in ambito letterario, è quello con Kirillov, personaggio de “I demoni” di Dostoevskij, che affermava:
“A chi sarà indifferente vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo! Colui che vincerà il dolore e la paura: sarà Dio. E l’altro Dio non ci sarà più.”[6]
Kirillov, incarnazione del puro nichilismo, non trovando più alcun senso nell’esistenza, dimostra la sua indifferenza tra vivere e morire togliendosi la vita.
Che sia quello di Kirillov il destino estremo di una società che ha perso un senso, uno scopo e un significato?
Quale futuro?
L’analisi di Todd traccia un quadro desolante del sistema occidentale: un insieme di “oligarchie liberali” a guida USA in cui le élite governano perseguendo propri interessi economici, mentre le masse sono sempre più disgregate e private della partecipazione popolare alla politica.
La lettura de “La Sconfitta dell’Occidente” costringe a riflettere su ciò che ci tiene insieme come individui e come società.
Forse è tempo di abbandonare la tentazione di resistere al cambiamento e iniziare a immaginare una nuova visione per il futuro. Una visione che non si limiti a reagire al declino, ma che sappia offrire speranza, coesione e un orizzonte condiviso, abbandonando l’idea che si possa costruire una società sana semplicemente badando, come un Candido[7] qualsiasi, unicamente al proprio piccolo orticello materiale.
[1] Emmanuel Todd, “Il crollo finale: saggio sulla decomposizione della sfera sovietica” (1976)
[2] Ultimo saggio di Emmanuel Todd, pubblicato nel 2024 da Fazi Editore
[3] Karl Emil Maximilian Weber (1864-192) è stato un filosofo, economista e storico tedesco. Autore di “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, dove collega esplicitamente lo sviluppo del capitalismo con la diffusione del protestantesimo in Europa.
[4] Specialmente il calvinismo di tradizione anglosassone.
[5] In “La gaia Scienza” (1882)è un uomo folle ad annunciare alle masse la “morte di Dio”, spingendoli ad andare “Oltre l’uomo”. In “Così parlò Zarathustra” (1883/1885) il tema è trattato a più riprese nella chiave di abbattere ogni credenza sovraumana, ogni legge “superiore”, per poter creare il regno dell’oltreuomo, che, da sé, sarà in grado di darsi la legge e creare nuovi valori.
[6] Da “I demoni”, Fedor Dostoevskij (1873).
[7] Personaggio principale di “Candido, o l’ottimismo” (1759), romanzo filosofico di Voltaire.
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