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Quale sicurezza?


14 Feb , 2025|
| 2025 | Sassi nello stagno

E così tanto tuonò … che qualcuno si ritrovò senza ombrello.

 Se in campo biologico il concetto di evoluzione (per quanto esplicativo) non ha alcuna utilità predittiva, accade diversamente per l’evoluzione in senso istituzionale, laddove con un minimo di esperienza e di accortezza, è sempre facile intravedere l’affermarsi o l’esaurirsi di un trend. Per questo motivo può ben dirsi  che oggi “meraviglia la meraviglia”… soprattutto quella di chi, per aver calcato tanto a lungo la scena, dovrebbe aver cumulato le suddette  qualità in dosi industriali. Eppure gli stessi che in passato avevano volonterosamente eretto le fondamenta  dell’edificio, oggi si dicono sdegnati e stupiti per il fatto che altri vogliano arrivare al tetto.

La fretta è la cifra del tempo e così, nel sedersi a tavola, si dimenticano le buone maniere e allargando i gomiti si suscita lo sdegno dei precedenti commensali. Ma i recenti provvedimenti legislativi che imprimono un ulteriore giro di vite al controllo sociale seguono una strada già tracciata e c’è poco da stupirsi se dopo gli apripista seguono prestazioni migliori.

In tal senso il decreto 21 gennaio 2025 (“Linee guida per la prevenzione degli atti illegali e di situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno e nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici”) ha provocato un coro di vibranti proteste, provenienti tanto dai ranghi degli operatori di categoria quanto da quelli delle forze politiche di opposizione. Ora se le prime possono essere ritenute comprensibili, le seconde sembrano invece appositamente confezionate per corroborare detti  evangelici quali “chi è senza peccato scagli la prima pietra” e/o “non guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello ma la trave che è  nel tuo occhio” (motti che altrettanto bene si attagliano all’Italia bipolare).

Apparecchiatura di videosorveglianza ed illuminazione aggiuntiva…codice di condotta dell’avventore, un referente per la sicurezza che si interfacci con le forze di polizia… Si dice che in tal modo si scaricano sul privato le incombenze dello stato. Qualcuno sembra essersi svegliato giusto in tempo per scoprire che le cose vanno diversamente da come le si racconta. Evidentemente nel paese di Pulcinella ci si è dimenticati in fretta del greenpass, l’attestato di fedeltà al Sistema, applicabile financo alla “tazzuriella e caffè”. Un meccanismo “premiale“ ante litteram, rispetto a quelli introdotti dal decreto in questione, definito da un compassato ex presidente del Consiglio (un tempo avvezzo alle sedute spiritiche) “un prodotto del genio italico”.  E che genio! Chi altri se non l’ex banchiere che tutto il mondo ci invidia avrebbe potuto concepire tale prototipo di controllo reciproco tra i governati a costo zero per il governo?

E cosa dire poi riguardo al disegno di legge  16/60 (presentato il 22 gennaio 2024 approvato dalla Camera nel mese di settembre) che con l’art.31 fa carta straccia della libertà accademica e trasforma rettori e organismi di ricerca in informatori dei servizi segreti imponendo la segnalazione di studenti, ricercatori e docenti non allineati? Che orrore! Nello stato liberaldemocratico la ricerca e l’università  non possono piegarsi al tentativo di limitare o condizionare la libertà di espressione! Anche in tal caso si dimenticano facilmente gli eventi di ieri, quali la fregola di un ateneo nell’assecondare e  finanche anticipare la russofobia governativa. E sarà stato un caso che lo stesso istituto si fosse già distinto per un‘applicazione integralista in materia di greenpass e che, una volta chetate le acque, la rettrice sarebbe diventata la prima donna ad assurgere alla carica di presidente della conferenza dei rettori delle Università italiane?

Il fatto è che certe cose non sorgono dal vuoto pneumatico o dai capricci dei “bimbiminchia” inusitatamente ammessi alla sala dei bottoni, quanto da uno stravolgimento invalso da tempo della logica relativa al rapporto cittadini-istituzioni politica/-amministrazione, un’involuzione a cui tutte le forze politiche si sono prestate in egual misura. Un ribaltamento totale del rapporto servente per cui è il cittadino che “serve” alle istituzioni (in tal caso alle forze di polizia) e non il contrario, e sono i ranghi amministrativi che dettano l’indirizzo politico in materia di ordine e sicurezza.

Tale è la piega da almeno trent’anni.  Considerate il numero di pattuglie impegnate in  controlli di “regolarità” sulle nostre strade e confrontate la situazione con quella di altri paesi dove è possibile fare anche un migliaio di chilometri senza incontrarne una ed essere sottoposti ad analoghi controlli. E’ qualcosa alla quale ci si è ormai assuefatti, una sorta di “civismo” per consunzione dalla quale qualcuno potrebbe persino trarre l’impressione che  quanto a sicurezza, al di là di strumentali allarmismi, le cose vadano a gonfie vele. In fin dei conti cosa volete che siano dieci minuti. Poi (sperando di non aver  motivi più seri) provate a fare una denuncia per furto, truffa o quant’altro, armatevi di pazienza incrociate le dita e state a vedere come  va a finire.

P.S. in quest’ultima evenienza tenete in dovuta considerazione l’orario dei pasti.

Di:

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