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Contro il riarmo e la guerra europea


15 Mar , 2025|
| 2025 | Visioni

La UE vuole armarsi contro la Russia: una follia! L’unica sicurezza possibile è invece trattare per un disarmo bilanciato dall’Atlantico agli Urali

Abbandonata dagli Stati Uniti d’America, allarmata dall’avanzata dei russi sul fronte ucraino, l’Unione Europea della tedesca Ursula von der Leyen ha scoperto di essere impotente, si è spaventata e, terrorizzata per la sua fragilità, invece di lavorare per la pace e il disarmo ha deciso che bisogna mettersi l’elmetto, spendere tanti soldi, fare nuovi debiti e riarmarsi. La UE, dopo avere rovinato l’economia europea con l’austerità e la moneta unica – l’economia dell’eurozona è infatti praticamente congelata e ha accumulato forti gap rispetto a tutte le altre economie del mondo, USA, Cina, India, paesi emergenti – gonfia il petto e all’improvviso vorrebbe diventare addirittura una potenza militare grazie al piano ReArm lanciato dalla von der Leyen. Invece di cercare urgentemente di pacificare la situazione di guerra in Europa approfittando dell’iniziativa del presidente americano Donald Trump, che ha promesso la pace in Ucraina con la Russia, Ursula punta decisa al riarmo contro Mosca.

In Italia molte autorevoli personaggi politici, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da Romano Prodi, promuovono questa strategia. Ma la politica italiana è profondamente spaccata. Il parlamento europeo ha approvato il piano ReArm con il voto positivo del partito di Giorgia Meloni, di Antonio Tajani e di di metà del Partito Democratico, mentre l’altra metà del PD, secondo le indicazioni della segretaria Elly Schlein, si è astenuta; hanno votato contro il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e il partito trumpiano di Matteo Salvini. Destra e sinistra si sono entrambe spaccate al loro interno.

Sembra che la UE non voglia neppure tentare di imboccare la strada della pace: eppure la trattativa avviata da Trump con Putin sull’Ucraina e sulle basi Nato in Europa costituisce un’occasione da non perdere per cominciare prudentemente a impostare un dialogo con la Russia e per prospettare l’avvio di negoziati per un disarmo bilanciato in Europa. L’unica possibilità per gli europei di vivere in sicurezza è infatti quella di avviare un negoziato serio sulle basi militari Nato e su quelle russe, un negoziato che possa garantire sicurezza sia agli europei che ai russi.

Sembra invece che la parola pace sia diventata sconosciuta nell’Unione Europea, che pure è nata per fare la pace. Il fatto è che irresponsabilmente la UE di Ursula vorrebbe continuare la guerra con la Russia fino alla vittoria (??) e si è tagliata fuori dai faticosi negoziati avviati da Trump. La UE, trascinata dalla Francia di Emmanuel Macron – che ha paura di perdere completamente il suo impero in Africa a causa dei russi – e dalla Gran Bretagna di Keir Starmer, che sostiene Kiev anche a rischio di un conflitto atomico con Mosca, vorrebbe, almeno in teoria, supportare il presidente ucraino Zelensky fino alla vittoria! Di fronte a questa follia perfino Donald Trump appare come un saggio statista!

Il primo passo per la pace. L’impegno di Trump: l’Ucraina non entrerà nella Nato

Trump ha avviato le trattative impegnandosi fin dall’inizio sulla questione di gran lunga principale per Putin, quella che ha scatenato la guerra in Ucraina: Trump ha infatti garantito che la Nato non accetterà l’Ucraina tra i suoi membri e che l’Ucraina resterà militarmente neutrale. E’ incredibile come in Italia anche la sinistra, gli intellettuali e i media di sinistra (?), da Repubblica a Micromega, dimentichino che alla radice della guerra c’è l’espansione della Nato a est e che questa oggettivamente è una minaccia esistenziale per la Russia. Occorre comprendere che, nonostante le affermazioni erronee di Mattarella, la Russia ha invaso l’Ucraina rompendo il diritto internazionale non per conquistare nuovi territori di cui non ha certamente bisogno, ma perché Kiev voleva aderire a tutti i costi alla più potente organizzazione militare di attacco esistente al mondo, la Nato, che è nata proprio per contrastare la Russia. Non dovrebbe essere difficile riconoscere che la Nato a guida americana non è un’associazione per la libertà e per i diritti civili ma è (anzi era) un’organizzazione che, con il beneplacito degli europei, ha condotto guerre illegali, di attacco, in Serbia, in Afghanistan, in Iraq e in Libia, guerre che la Nato ha sempre perso ma che hanno provocato centinaia di migliaia di vittime innocenti e che hanno diffuso il terrorismo.

La guerra in Ucraina è stata provocata intenzionalmente dagli Usa guidati da Joe Biden. Era evidente fin dall’inizio che Mosca non avrebbe tollerato la possibilità che l’Ucraina entrasse nella Nato. Occorre riconoscere che la guerra è iniziata perché la Nato ha ingannato l’Ucraina illudendola che potesse in futuro diventare un suo membro, e Zelensky è cascato come un bambino nell’imbroglio abbandonando la neutralità dell’Ucraina. Questo ha scatenato l’invasione del tiranno ultranazionalista Putin.

La UE di Ursula non ha il coraggio di trattare con il nemico e manda allo sbaraglio l’Ucraina

Putin ha sempre avvertito che non poteva tollerare missili alle sue frontiere e che non avrebbe tollerato questa minaccia esistenziale anche a costo di usare armi atomiche. Per questo motivo è indispensabile e urgente finire la guerra in Ucraina. e occorre dare il benvenuto alle difficili iniziative del “pazzo” Trump sulla pace con la Russia, sperando che vadano in porto. Le trattative sono tutt’altro che facili perché Putin sta vincendo la guerra e potrebbe essere tentato di continuare l’aggressione all’Ucraina, per esempio di occupare Odessa e quindi di tagliare il paese da qualsiasi sbocco al mare, di soffocarlo. Occorre dunque affrettarsi a fare la pace prima che la situazione sul campo peggiori. Come afferma Papa Francesco, bisogna avere coraggio per trattare con il nemico: ma la UE senza coraggio, come gli ultimi giapponesi, vuole resistere fino … all’ultimo uomo ucraino. Purtroppo una guerra ingiusta molto difficilmente si può concludere con una “pace giusta”. La pace in Ucraina viene tratta dalle grandi potenze, da USA e Russia, in base ai loro interessi e alle forze sul campo, non dalle anime belle dei politici europei e degli intellettuali moralisti.

Occorre rivoltarsi contro questa Unione Europea che non fa altro che propagandare il riarmo senza mai cercare una pace possibile. Eppure Putin era prima considerato un partner utile e affidabile dalla UE: era  invitato al G8 e era perfino associato della Nato. Putin ha aiutato gli americani a combattere il terrorismo in Afghanistan. Macron e Scholz, l’ex premier tedesco, prima dell’invasione erano corsi a trattare con Putin, anche se inutilmente. Oggi invece Ursula denuncia un pericolo immediato da parte di Mosca, come se Putin intendesse entrare domani a Berlino, dopodomani a Parigi e il giorno dopo a Roma. Putin, che già è abbastanza cattivo di suo, è improvvisamente diventato un mostro per la UE, uno con cui è impossibile negoziare: e questo è un gravissimo errore strategico. In realtà è praticamente impossibile che la Russia voglia conquistare l’Europa: il pericolo caso mai può riguardare i paesi baltici, la Moldovia o la Georgia, le ex repubbliche sovietiche dove sono presenti forti minoranze russe. Ma anche la delicata questione della tutela delle minoranze russe nei paesi ex sovietici andrebbe affrontata con la diplomazia e non buttando fiammiferi sulla benzina.

Sembra che la UE sia del tutto incapace di elaborare una politica diplomatica autonoma. Questo spiega perché, dopo che Trump ha deciso di mollare Kiev, l’Unione nata per la pace si prepara a spendere per riarmarsi e continuare la guerra. E’ più facile spendere inutilmente miliardi di euro che risolvere situazioni complesse. La UE bellicista è però destinata al sicuro fallimento: è infatti un’unione commerciale e (purtroppo) monetaria, ma non è un soggetto politico e dunque non può attuare una strategia unitaria. Eppure sembra quasi che Ursula voglia decidere addirittura la politica militare di tutti i suoi 27 membri sostituendosi alla Nato! 

Beninteso: realizzare una difesa per quanto possibile comune in Europa è necessario, anzi è indispensabile: ma la UE non è la sede adatta per affrontare il problema. Sono gli Stati sovrani europei all’interno o all’esterno della Nato a doversi auspicabilmente organizzare per una difesa comune. La Nato, con o senza l’America – o magari altri organismi militari europei creati appositamente -, dovrebbe occuparsi della sicurezza e della difesa degli europei, non la von der Leyen e la Commissione UE. Occorre tra l’altro sottolineare fin dall’inizio che un esercito unico per 27 paesi europei è impossibile; e soprattutto che la priorità dell’Unione Europea dovrebbe essere una politica di pace e di coesistenza pacifica, non il riarmo.

Occorre trattare sul disarmo delle basi militari dall’Atlantico agli Urali

Ll’Europa potrebbe e dovrebbe trattare sulle basi Nato nell’ottica di un disarmo controllato e bilanciato. Il riarmo proposto dalla UE di Ursula, da Parigi, da Londra e da Berlino – ammesso e assolutamente non concesso che abbia successo – non garantirà comunque mai la sicurezza degli europei. Solo dei rapporti pacifici con il nemico Putin possono avviare un processo che potrebbe auspicabilmente condurre alla maggiore sicurezza europea. Si tratta di comprendere che neppure a Putin conviene una guerra con l’Europa, a meno che ovviamente l’Europa e la Nato non minaccino la sicurezza della Russia.

Tutti i capi di Stato del Consiglio Europeo hanno votato a favore dei finanziamenti per la guerra perché i soldi fanno sempre comodo, ma nessuno sarà davvero disposto a fare la guerra ai russi senza gli americani. I quali americani, con Trump, hanno deciso che a loro non conviene spendere altri miliardi di dollari per sostenere Kiev nella Nato rischiando una guerra atomica con i russi, e magari, un domani, rischiando di fare morire i loro soldati per proteggere i governi dei paesi baltici che odiano la Russia (lituani, lettoni e estoni sono in tutto solo 6 milioni di abitanti in costante diminuzione).

A Trump conviene strategicamente di cercare di allontanare i russi da Pechino, di rompere l’alleanza tra Mosca e Xi Jinping, o almeno di allentarla. L’America non può battersi contemporaneamente su tre fronti di guerra: quello europeo, quello medio-orientale e quello, più importante, di Taiwan. Trump si comporta spesso come un gangster ma ha deciso di perseguire una strategia molto più prudente di quella irresponsabile del suo predecessore Joe Biden che sembrava volesse fare la guerra in tutto il mondo. In questo senso tutta la Nato oggi è in discussione.

Gli europei, che finalmente per la prima volta possono prendere in mano il loro destino in base ai loro interessi senza essere dominati dagli ingombranti alleati d’oltreoceano, sembrano terrorizzati di diventare grandi e di potere attuare autonomamente delle politiche di pace e di disarmo. E quindi si limitano a imitare russi e americani e si armano.

Il punto debole è che la UE non è uno Stato, non lo sarà mai, non ci sarà mai una federazione di 27 Stati europei – e neppure di 5 o di 10 -. Gli Stati Uniti d’Europa sono una pura illusione, rappresentano uno slogan di marketing politico privo di sostanza, di concretezza e di visione. La storia dell’Europa è troppo diversa da quella americana e, nonostante le velleità degli europeisti a oltranza, non ci sarà mai uno Stato federale europeo. Non essendo uno Stato federale, la UE non avrà mai un esercito federale e non diventerà mai una grande e unica potenza militare. Non è quella la strada degli europei.

Il piano di riarmo di Ursula è inefficace e non serve a garantire la sicurezza degli europei

In questo contesto il piano di riarmo annunciato da Ursula è inefficace da tutti i punti di vista. Servirà solo a spendere più soldi a favore delle industrie delle armi, le cui azioni stanno infatti andando alle stelle. Con il nuovo piano di riarmo, i paesi europei potranno indebitarsi al di fuori dei vincoli europei per comprare armi e potranno anche chiedere nuovi prestiti alla UE. Il debito europeo aumenterà e, in previsione di questo aumento, stanno già aumentando gli interessi che i paesi europei devono pagare ai mercati per finanziarsi. L’Europa si sta già impoverendo a favore della finanza internazionale. Continuare a trattare la Russia come un nemico strategico senza prevedere politiche di pace servirà solo a aumentare le bollette elettriche e del gas e a fare chiudere altre industrie a causa dell’alto costo dell’energia. Il progetto di riarmo di Ursula, disegnato frettolosamente, come se fossimo sotto immediata minaccia russa, è pericoloso per l’Europa, è antidemocratico, impoverisce enormemente la società e l’economia europea, va contro il sentimento dei popoli, favorisce l’avanzata elettorale e politica delle destre fascistoidi, e quindi va contrastato apertamente e duramente.

Sul piano puramente tecnico il piano europeo di aumento delle spese militari via aumento del debito, paese per paese, non risolve minimamente il problema della difesa europea. La spesa complessiva europea per la difesa potrebbe essere già troppo alta, e eccede quella russa. Esiste già un ampio divario tra la spesa totale della Nato e della UE rispetto a quella russa, un divario a nostro favore: nel 2024 la differenza era pari al 57% circa, considerando la UE e altri membri NATO in Europa, e pari al 19% considerando la sola UE. Imporre che gli stati aumentino le spese militari può inoltre essere catastrofico per i paesi più indebitati, come l’Italia. Molti Stati non possono sopportare nuovi debiti per comprare cannoni: una corsa dissennata agli armamenti, se non fosse coperta dalla Banca Centrale Europea, porterebbe i paesi o a aumentare le imposte o a sacrificare le spese sociali per la sanità, l’istruzione, le pensioni, e le spese per le infrastrutture pubbliche di base, per la salvaguardia dell’ambiente e per la transizione energetica. Per arrivare in Europa al 3,5% medio di spesa militare sul Pil, che è il livello richiesto attualmente dal segretario della Nato, l’olandese Mark Rutte, occorrerebbe introdurre ancora più austerità e in sostanza abolire completamente il modello sociale europeo.

L’Europa liberista del trattato di Maastricht non può sostenere un’economia di guerra

L’Europa però non è uno Stato sotto dittatura e non ha un tiranno come Putin che può imporre in poco tempo al suo paese un’economia di guerra: in Europa la compressione ulteriore delle spese sociali provocherebbe serie rivolte contro i governi nazionali e contro la UE. Il piano della von der Leyen è dunque destinato a fallire, a meno di abolire la democrazia. O a meno che la BCE non crei dal nulla via computer nuovi miliardi di euro per la produzione e l’acquisto di armi: ma il Trattato di Maastricht impedisce che la BCE finanzi gli Stati e la stessa Unione Europea. Finché la BCE non potrà coprire le spese pubbliche, per la difesa o il welfare o altro, l’unica maniera di finanziarle sarà l’austerità e l crescita del debito pubblico.

Aumentare le spese militari non risolve comunque il problema della difesa europea: la soluzione consiste piuttosto nel riuscire a coordinare le forze armate dei 27 Paesi membri dell’UE. L’Europa potrebbe rafforzare le sue difese se, invece di buttare miliardi in nuovi sistemi di armamenti, cominciasse a eliminare le sovrapposizioni industriali e operative. É noto che in Europa si costruiscono 12 tipi di carri armati mentre negli USA ce ne è uno solo. Finanziare a vanvera nuove spese è solo un grande regalo di Ursula per l’industria delle armi e è anche un modo di coprire i fallimenti della Ue sul terreno economico e politico, ma non garantisce agli europei più sicurezza. Il problema è che ovviamente nessun paese vuole cedere o restringere le sue industrie di armi, che sono il cuore della sovranità statale e che occupano migliaia di dipendenti.

Occorrerebbe  centralizzare e razionalizzare gli acquisti, e finanziare infrastrutture comuni di difesa. Per esempio sistemi comuni di difesa aerea, spaziale e cibernetica. Occorre anche e soprattutto ristrutturare tecnologicamente gli eserciti: la spesa militare europea è in generale eccessivamente sbilanciata verso quella per il personale rispetto agli investimenti in tecnologie e armamenti.

Coordinamento e centralizzazione delle spese europee richiedono programmazione economica e un forte intervento pubblico. Ma il Trattato di Maastricht è liberista, è fondato sul libero mercato e sulla competizione, proibisce l’intervento dello Stato nell’economia e impedisce dunque la programmazione industriale e economica. Nonostante i desideri e i sogni di von der Leyen (e anche della sinistra europeista) la UE di Maastricht non potrà mai trasformarsi in un’economia coordinata da un centro sovranazionale e tantomeno (per fortuna) in un’economia di guerra. Per fare questo occorrerebbe eliminare il trattato di Maastricht, abolire il liberismo europeo e ribaltare la UE. Vasto programma! Occorrerebbe creare una Confederazione di Stati democratici e sovrani con una moneta comune ma non unica, e con un fondo fiscale comune supportato da una forte volontà unitaria. Ma questa Confederazione non c’è e, sfortunatamente, non viene neppure prospettata. Al contrario questa UE è ostaggio di paesi paradisi fiscali – come Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Malta e Cipro – e di paesi che vorrebbero perfino portare la guerra in casa della Russia, come innanzitutto i baltici.

Ursula dà il via al riarmo di Germania, Francia e Polonia. L’impossibile comando unico dell’esercito europeo

Il problema di gran lunga principale per la costruzione di una difesa europea non è di carattere economico o industriale: è politico. Infatti reclamare una difesa comune europea quando non esiste una politica estera europea è un non senso, una pura idiozia. Il problema di fondo è che è impossibile realizzare una difesa comune, mettere in comune le risorse industriali e tecnologiche, avere una strategia militare comune e un comando unico quando ogni paese ha una politica estera diversa da quella dei potenziali alleati. In realtà i progetti della von der Leyen rappresentano dunque il via libera al riarmo dei paesi cosiddetti “volenterosi”, di Germania, Francia e Polonia (più la Gran Bretagna) che vogliono  potenziare i loro eserciti nazionali. La difesa unica europea non esiste e non esisterà mai, a meno che non sia ancora sotto egida americana, o a meno che non si consolidi un altro leader egemone in Europa in grado di comandare su tutti. Due galli come Francia e Germania non potranno mai convivere amichevolmente in un unico pollaio.

Alla fine, se si costruisse un esercito comune, la domanda è: chi comanda? Chi per esempio ha il diritto di schiacciare il bottone nucleare in caso d’attacco? E’ praticamente impossibile che la Francia decida di condividere la sua forza nucleare con altri paesi. Non ha voluto neppure lasciare il suo seggio nel Consiglio di sicurezza dell’ONU all’Unione Europea, figuriamoci se condividerebbe con la UE la decisione finale sulle sue forze atomiche! In teoria la difesa comune della UE  potrebbe venire solo da un’intesa strategica tra i quattro maggiori Paesi europei Francia, Germania, Italia, Spagna (possibilmente in collaborazione con la Gran Bretagna) sulla politica estera, sulla politica energetica e sulla difesa. La realtà’ però ci dice che attualmente ci sono molti ostacoli alla cooperazione anche solo tra le due maggiori nazioni europee, Francia e Germania. Il pericolo è piuttosto che la Germania, o anche la Polonia, decidano di dotarsi di armi atomiche sovrane come strumento di deterrenza. Americani e russi non sarebbero molto contenti della proliferazione: in tale modo il pericolo di conflitto potrebbe aumentare invece di diminuire. Se vuoi la guerra prepara la guerra.

Il voto a maggioranza in sede UE sarebbe antidemocratico. Solo le democrazie possono decidere sulla guerra o la pace

Mai e poi mai le decisioni sulla guerra e la pace dovrebbero comunque essere prese in sede UE. E’ noto infatti che la UE non è democratica, è una istituzione intergovernativa che non rappresenta la volontà dei popoli europei, e quindi non ha alcun diritto di decidere al posto delle democrazie nazionali questioni fondamentali come la guerra e la pace. Le questioni relative alla guerra e alla pace non possono e non devono essere decise a maggioranza in un organismo intergovernativo formato dai capi del governo quale è il Consiglio Europeo: devono invece essere trattate solo dai parlamenti nazionali eletti democraticamente dai cittadini. Per questo motivo gli eserciti, anche se coordinati da un organismo milityarte centrale, quale è la Nato, rimarranno sempre e comunque nazionali.

La sovranità secondo la Costituzione italiana appartiene al popolo, non alla UE, che soffre di un grave deficit di democrazia, e tanto meno al Consiglio Europeo, che non è mai stato eletto dai cittadini europei. Per fortuna nella UE il voto a maggioranza sulle questioni di guerra e di pace, proposto da Macron, da Draghi, da Letta, da Gentiloni e dalla stessa Elly Schlein al posto del voto all’unanimità, non passerà mai. Il voto all’unanimità permette a ciscun Paese di restare sovrano sulle questioni decisive che riguardano i suoi cittadini, come la guerra, la difesa, la sicurezza, il fisco e le imposte. Nessun paese democratico lascerà mai che gli altri Stati decidano al posto suo a maggioranza se entrare in guerra o no! Perfino all’interno della Nato vige il sistema dell’unanimità. Al posto di modificare i meccanismi di voto occorre invece aprire le discussioni per un disarmo bilanciato in Europa, e ribaltare questa UE militarista.

Nel bel e recente saggio su “La sconfitta dell’Occidente” Emmanuel Todd e Baptiste Touverey spiegano che l’Occidente è diventato nichilista e che le sue politiche sono incomprensibili, irrazionali e controproducenti e portano al nulla. Trump e Musk fanno una politica che schianterà l’America, ma anche la politica europea è un esempio di masochistica schizofrenia: prima dell’invasione russa Francia e Germania all’interno della Nato hanno sempre negato il loro consenso all’ingresso dell’Ucraina perché il paese era considerato corrotto e non democratico, e soprattutto per non provocare la Russia installando missili alla sua frontiera. Oggi invece, quando la guerra in Ucraina contro l’invasore russo è già persa, i due paesi sono diventati ancora più aggressivi dell’America di Trump. E’ difficile capire la logica di questa follia.

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