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Quale liberazione? Il popolo tradito


26 Apr , 2025|
| 2025 | Visioni

«Ci hanno insegnato tutto gli americani,

se non c’erano gli americani a quest’ora…

eravamo europei[..]».

(G. Gaber, “Ci hanno insegnato tutto gli americani”)

Una Costituzione nata da quel lontano 25 Aprile 1945

Il 25 aprile festeggiamo la Festa della Liberazione, facendolo coincidere con la data in cui le principali città italiane vennero liberate dai partigiani e cadde la Repubblica di Salò. In questa data, infatti, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione generale nei territori occupati ancora dai nazi-fascisti.

Festeggiare il 25 Aprile significa riaffermare la centralità dei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che il “popolo”, con forza, ha riaffermato, nella piena libertà di autodeterminazione che ha espresso nella scelta della forma di stato repubblicana.

La Resistenza italiana non è stata soltanto un movimento contro l’occupazione nazista e il regime fascista, è stata “Il potere costituente”. A guerra terminata, infatti, furono gli stessi partiti che avevano guidato l’Italia verso la liberazione a prendere parte al momento costituente: la Costituzione generata da queste forze sociali non poteva non essere antifascista ed eretta sui valori di democrazia e di libertà.

Per tale ragione la Costituzione è dotata di quegli anticorpi necessari a respingere il ritorno ad un regime totalitario, che incarna i valori della Resistenza, eppure la stessa Costituzione presenta delle falle attraverso le quali poteri esterni si sono introdotti e l’hanno “sterilizzata”.

Brevemente, si riporteranno i valori della Resistenza incarnati nella Costituzione, per poi illustrarne la destrutturazione.

La Costituzione incarna i valori di quel popolo che, nel segno dell’Unità, si è ricomposto nella Costituzione e, in nome della libertà, ripudia la Guerra.

Nel segno dell’Unità”: Il popolo, che sino a quel momento era lacerato e diviso al proprio interno, si è fatto sintesi – si pensi all’Amnistia Togliatti – e si è ricomposto nel progetto costituzionale repubblicano.

Nel nome della Libertà”: il popolo si è ricomposto in nome della Libertà contro ogni sovrano. Si fa “sovrano” per non avere più un sovrano, per essere libero. Ma quel popolo, che aveva conosciuto l’orrore dell’oppressione, decide di dare un limite a quella stessa sovranità che ora gli appartiene (ex. art. 1 Cost. co. 2: “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione).

Ripudia la guerra”: quel popolo, che aveva conosciuto l’orrore della guerra, la ripudia nel nome della libertà degli altri popoli (ex. art. 11 Cost. co.1“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”) e la ripudia per se stesso: scegliendo la ricomposizione costituzionale1.

Eppure, quella “Liberazione” non fu priva dell’influenza di forze esterne: l’ombra degli Alleati che vi hanno concorso si aggirava già, e si è insedierà nel ventre della Repubblica, penetrando nella Costituzione e limitando il suo stesso fondatore.

Del resto, l’emblematica condizione italiana venne etichettata sin dal 1943, quanto gli Alleati, dopo l’armistizio, gli assegnarono lo status di “co-belligerante”: un’etichetta volutamente anfibologica che celava discrasie tra coloro che volevano neutralizzare ogni capacità militare italiana (De Gaulle) e chi invece era più fiducioso (inglesi ed americani), ed orientato verso una soluzione pragmatica per la stabilizzazione del blocco occidentale, anche in funzione anticomunista.

Una soluzione tattica, quella della cobelligeranza, che sospese la sovranità italiana sino al Trattato di Pace firmato a Parigi il 10 febbraio del 19472 e che consentì agli Alleati di agire talvolta come liberatori, talaltra come occupanti, senza una chiara definizione del ruolo dell’Italia nel conflitto.

Il tradimento dei valori della Resistenza

La Costituzione italiana si inserisce nel solco delle Costituzioni europee nate nel Secondo Dopoguerra e che si fondano sull’esigenza di superare il modello dello Stato- nazione, individuato come il principale responsabile dei due conflitti mondiali.

In questa prospettiva le Costituzioni europee hanno un’impronta marcatamente internazionalista, da leggersi quale antidoto al ritorno del nazionalismo di hobbesiana memoria e come condizione per un ordine mondiale fondato sulla pace.

Tuttavia, ad ottanta anni dalla Liberazione, è lecito interrogarsi su quanto di quell’originario impianto valoriale sia stato effettivamente preservato.

Quelle stesse limitazioni di sovranità che volevano rafforzare la sovranità popolare si sono rivelate un’arma a doppio taglio. Ed infatti, la limitazione della sovranità statualistica, perseguita attraverso il processo di integrazione economica europea e attraverso la creazione di organismi internazionali come l’ONU, non ha condotto a un’effettiva assenza di sovranità, piuttosto ha comportato un’assenza di autonomia.

Nel caso dell’ONU, si pensi all’articolo 2, paragrafo 4, dello Statuto delle Nazioni Unite, che impone agli Stati membri di astenersi dall’uso della forza nelle loro relazioni internazionali, salvo che non vi sia un attacco armato, come sancito all’articolo 51 dello stesso Statuto3. La sovranità ed il potere di fare guerra- ius ad bellum– non sono stati aboliti, sono soltanto traslati in capo ad organismi internazionali.

Con riferimento all’unione economica europea, si ricorderà come anch’essa sia stata guidata dal vincolo esterno atlantista: dalla dottrina Truman al Piano Marshall, si comprende come la creazione di un organismo economico che unisse gli Stati europei fosse essenziale per garantire processi politici ordinati. Un modo per “aiutare l’Europa ad aiutare se stessa4.

Il Piano Marshall è del 1948, la NATO del 1949: entrambi sono strumenti che rientrano nella strategia americana del dopoguerra al fine di proteggere l’Europa dall’espansione sovietica e radicarla definitivamente nel blocco occidentale attraverso la creazione di una dipendenza militare ed economica.

In questo contesto, la sovranità popolare, cuore pulsante della Costituzione italiana, incarnatasi dalla lotta per la Resistenza ed iscritta all’articolo 1 della Costituzione, è progressivamente stata svuotata del suo significato sostanziale, trasformandosi in una sovranità limitata giuridicamente e politicamente condizionata da vincoli esterni5.

Il progetto originario dei Costituenti – che da quella Resistenza ha preso vita e che mirava alla fondazione un ordinamento democratico fondato sulla libertà, la pace e la sovranità del popolo- risulta sostanzialmente tradito.

E, se sino a pochi anni fa, la destrutturazione dei valori della Resistenza perlomeno non si era scontrata con il “ritorno della guerra nel cuore dell’Europa”, ora non possiamo più esimerci dal constatare che il meccanismo delle “limitazioni di sovranità” abbia fallito anche in questa direzione.

La crescente attenzione al riarmo europeo, il principio di un’economia di guerra6, insieme alla persistente interconnessione dei Paesi del blocco occidentale, evidenziano l’incapacità dell’Unione Europea di costruire una propria identità pacifica. L’unico leader che si è espresso favorevolmente a favore della pace è stato Papa Francesco e i Capi di Stato verranno a celebrare il suo funerale, un funerale che assume una valenza simbolica, quasi come si stia tumulando l’idea di pace mentre l’Europa marcia per la militarizzazione.

Di fronte a tali sviluppi, i valori della Resistenza incarnati nella Costituzione così come sopra illustrati impongono nuove riflessioni. Trasliamo i valori della Resistenza sullo status dell’Europa oggi e avremo la tragica fotografia del nostro presente e, se non la si inverte, del nostro futuro.

Il popolo della Resistenza si è ricomposto intorno alla Costituzione “Nel segno dell’Unità”.

Difficile pensare all’Italia fuori dal contesto sovranazionale. Ebbene, proprio in quest’ultimo contesto, a quale unità ci si riferisce? L’Europa non è unita e, sino ad ora, i popoli d’Europa non hanno trovato una composizione intorno a valori comuni – una Costituzione – né a principi che vadano oltre la mera logica neoliberale. Può davvero, questa Europa, ricomporsi intorno all’idea di guerra? Sarebbe davvero paradossale che un organismo nato per assicurare la pace trovi un connettore intorno all’idea di guerra.

“Ripudia la guerra”. Se la marcia dell’Europa è per il riarmo, è lapalissiano sottolineare come quelle limitazioni di sovranità non abbiano funzionato per assicurare la pace.

Nel nome della Libertà”. Il popolo della Resistenza, che si è ricomposto nel nome della Libertà contro ogni sovrano, non detiene più il monopolio della guerra.

Ebbene, quel popolo, che aveva conosciuto l’orrore dell’oppressione e pertanto aveva deciso di spogliarsi della sovranità assoluta “limitandola anche per se stesso” pur di garantire la pace, si è, di fatto, incatenato ad un’altra sovranità.

In esergo, le parole prese in prestito da Giorgio Gaber ci hanno permesso di focalizzare subito il principio primo che ha bloccato gli europei verso la costruzione di un’identità europea.

A ciò si aggiunga la difficoltà, emergente dal contesto geopolitico, di intraprendere un percorso verso un’economia di guerra, staccandosi dal vincolo atlantista per formare un esercito autonomo.

Difficile pensare ad un esercito comune non condizionato dalla presenza della NATO, difficile pensarlo non condizionato dalla potenza americana.

Dove potenza significa subalternità e mai come in questo presente la subalternità si vede e la potenza non più.

Ancora con le parole di Giorgio Gaber chiudiamo questa breve riflessione, volta semplicemente a dar luce sulle ombre del nostro passato e del nostro presente, per poter meglio orientare il nostro futuro verso un’autentica “Liberazione”.

«La libertà è alla portata di tutti, come la chitarra

ognuno suona come vuole

e tutti suonano come vuole la libertà»7.

1 Per una generale descrizione della Festa della Liberazione e degli effetti per la costruzione dell’ordinamento costituzionale mi sia consentito rimandare: F. Cerquozzi, Festa della Liberazione, https://iusinitinere.it/la-festa-della-liberazione/

2 Sulla cobelligeranza, si veda D. W. Ellwood, La cobelligeranza contiene tutta l’ambiguità della fine della guerra in Italia, si veda: https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-cobelligeranza-contiene-tutta-lambiguita-della-fine-della-guerra-in-italia-fxpkjpvx .

3 All’art. 2, paragrafo 4, dello Statuto dell’ONU, ove si statuisce che “I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”; ma al contempo, all’ art. 51: “Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.

4 J. C. M. Oliva,Aiutare l’Europa ad aiutare se stessa: il piano Marshall e la cooperazione economica europea, in Ventunesimo Secolo, Vol. 6, No. 13 (Giugno 2007), pp. 97-116.

5 Sul vincolo esterno N. Preterossi, Stato incostituzionale e vincolo esterno assoluto, in Lo Stato incostituzionale, La Fionda n. 2/2024.

6 Si rimanda a: A. Somma, Verso l’economia di guerra, https://www.lafionda.org/2025/04/19/verso-leconomia-di-guerra-2/ , 19.4.2025.

7 G. Gaber, “Ci hanno insegnato tutto gli americani , https://www.youtube.com/watch?v=EGe-IRNVRMg

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