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L’Italia “sovranista” serva di Netanyahu

Cari sovranisti all’italiana, la domanda non è se, ma quanto vi piace che i dati sul vostro telefonino o computer siano controllabili dal Mossad, il servizio segreto estero d’Israele? Due anni fa, più esattamente il 10 marzo 2023, il capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu si incontrò a Roma con Giorgia Meloni e con alcuni rappresentanti dell’economia del nostro Paese, ai quali dichiarò il proprio auspicio per “un salto significativo nella cooperazione tra Italia e Israele”, dicendosi pronto ad “aumentare le relazioni tecnologiche ed economiche”. Fra quelle tecnologiche, c’era l’ingresso di aziende di Tel Aviv nella sicurezza informatica italiana, come poi ha confermato il ddl sulla cybersecurity, approvato in via definita nel giugno 2024 con un testo che, dopo una prima versione che circoscriveva il perimetro a tecnologie esclusivamente Ue o Nato, ha poi incluso anche quelle israeliane. Ora, non è un mistero che gli apparati d’Israele, i più avanzati al mondo nel comparto spionaggio, siano contigui alle proprie imprese nel settore. È stato ampiamente scritto a proposito del caso Pegasus, lo spyware del gruppo NSO utilizzato da governi, democratici e non, per spiare imprenditori, attivisti e giornalisti scomodi (fra cui Jamal Kashoggi, assassinato dai sauditi). E, fra le varie, si può citare la quasi concomitanza, in quello stesso mese di marzo del 2023, di un memorandum firmato tra la fondazione Med-Or (finanziata dall’industria militare Leonardo e presieduta dall’ex ministro piddino Marco Minniti) e l’Institute for National Security Studies (INSS) guidato da Manuel Trajtenberg, più volte consulente della difesa di Tel Aviv.
Nell’accordo italo-israeliano, in primo piano venivano messi partneriati sull’energia, in particolare gas e acqua. Ma già in quei giorni, il giornalista Alberto Negri evidenziava come molto più importante fosse ciò che veniva lasciato sullo sfondo, considerato che quattro giorni prima, il 6 marzo 2023, era avvenuto un fatto che non poteva essere una coincidenza: si era dimesso Roberto Baldoni, il direttore dell’Acn (Agenzia Cybersicurezza Nazionale). Dopo essere stato vicedirettore generale dell’intelligence, Baldoni, docente di informatica alla Sapienza, dal 2021 in poi aveva creato da zero la prima realtà di cybersecurity del ministero dell’Interno, contribuendo a stenderne la Strategia 2022-2026. Gli scarni resoconti di stampa parlavano di rapporti deteriorati con Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi. Dimessosi, Baldoni fu sostituito dal più rassicurante Bruno Frattasi, ex prefetto di Roma. L’anno scorso, sempre Negri, intervistato in tv da Peter Gomez, spiegava l’evoluzione sostenendo che l’intesa fosse stata, com’è presumibile, anteriore di due giorni al meeting Meloni-Netanyahu: “Ci hanno comprato, Peter. L’8 marzo 2023 questo governo ha firmato un accordo per l’appalto della nostra cybersecurity a Netanyahu. Il capo della cybersecurity, due giorni prima, si è dimesso perché non voleva firmarlo. Significa che abbiamo ceduto, nell’indifferenza assoluta, parte della nostra sovranità e del nostro controllo a Israele”. Ecco il motivo, concludeva Negri, per cui “diciamo poco o nulla” sulla politica sterministica di Israele contro i palestinesi.
Baldoni, dal canto suo, è sicuramente sensibile al tema della sovranità. In questo caso digitale. In un’intervista a Fortune Italia del 18 settembre 2024, era molto chiaro a riguardo: “Dal momento in cui prendo tecnologia critica da un altro Paese mi sto allontanando dal riferimento ideale di sovranità digitale”. Se nessun Paese, e certamente non l’Italia, è nelle condizioni di poter essere totalmente autonomo su questo fronte, Baldoni sottolineava la necessità di disporre perlomeno di tecnici al di sopra di ogni sospetto: “Se chi gestisce i dati di una infrastruttura critica non è fidato, o se non lo sono le società terze che lo fanno, anche in quel caso c’è un problema di sovranità digitale”. Infine, aspetto forse più da addetti ai lavori ma non meno decisivo, anche la competenza nostrana dovrebbe tararsi ai massimi livelli: “Bisogna selezionare algoritmi in grado di resistere ad attacchi di computer quantistici, procedere alla loro industrializzazione e alla ri-cifratura dei dati: quando esisterà un pc quantistico da una decina di migliaia di qubit il protocollo Rsa – utilizzato, ad esempio, per proteggere pagamenti e comunicazioni come le e-mail – sarà attaccabile e si potranno leggere le informazioni come se fossero in chiaro. Chi raggiungerà per primo queste potenze probabilmente non lo dirà immediatamente, sarà un vantaggio competitivo e di intelligence enorme”. Senza aziende di scala europea, aggiungeva Baldoni, “la dipendenza si trasformerà in una riduzione dell’autonomia strategica”.
L’Italia meloniana e sovranista, invece, ha scelto Israele. Per quanti soldi? Il Pnrr aveva stanziato 623 milioni di euro. Baldoni nel frattempo ha scritto un libro, significativamente intitolato Sovranità digitale. Cos’è e quali sono le principali minacce al cyberspazio nazionale (Il Mulino, 2025), nel quale si occupa non solo di attacchi informatici e di sicurezza delle filiere tecnologiche, ma anche della competizione globale fra le due superpotenze Usa e Cina e dei possibili usi ostili dell’intelligenza artificiale. Chissà quante ne avrebbe da raccontare, sul rapporto fra la nazione condotta dal trio medusa Meloni-Tajani-Salvini, che non può pronunciare una parola di netta condanna sulle decine di migliaia di morti a Gaza per bombe o per fame, e l’“unica democrazia del Medioriente”, come viene definito con ripugnante retorica lo Stato alla cui guida c’è quel criminale di guerra di Bibi Netanyanhu. E hanno pure il coraggio di parlare di “patria”, i sovranari all’amatriciana.
PS: per quanto ci riguarda, o almeno per quanto riguarda l’autore di questo articolo, affermare, gridare e ripetere “Palestina libera” resterà non solo un diritto, ma anche un dovere. L'”hitlerizzazione” di chi sostiene la causa palestinese da parte di Netanyahu, che equipara “Free Palestine” alla formula di saluto hitleriana, è solo patetica e ignobile propaganda, degna del peggior Goebbels. Tentata, fra l’altro, da uno che nel 2015, al Congresso sionista mondiale, si era spinto ad asserire che il capo del Terzo Reich “non voleva eliminare gli ebrei, voleva espellerli” (a differenza dell’allora mufti musulmano di Gerusalemme, che avrebbe consigliato di “bruciarli”). Elias Rodriguez, l’assassino dei due impiegati dell’ambasciata israeliana a Washington, è contro il popolo di Gaza tanto quanto Bibi, la sua cricca e l’esercito di Tel Aviv che sta massacrando e spianando la Striscia. Palestina libera!
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